La violenza delle Arti Marziali

La nostra è una disciplina violenta.

Così aggressiva che in caso di scontro il nostro maestro ci consiglia sempre di lasciar perdere e andare via.

Tanto brutale che durante una gara ci insegnano il rispetto per l’avversario, indipendentemente dalle sue origini, fisionomia o colore della pelle.

La Violenza delle Arti MarzialiSpesso ci facciamo coinvolgere dall’impeto, così che in allenamento ci fermiamo un’istante prima di colpire, perché il nostro compagno tanto ha già capito il suo errore.

Siamo così propensi all’aggressività che quando ci sentiamo minacciati, le nostre braccia si protendono in avanti con le mani aperte, come a dire «per favore calmati, non serve agitarsi».

Cerchiamo il conflitto ovunque, così che quando ci insultano o ci tagliano la strada mentre siamo in auto, sospiriamo e pensiamo «poverino, magari pensa che i problemi siano questi».

Ci insegnano a fare del male, per questo studiamo e ci esercitiamo sulla respirazione, sul controllo e l’equilibrio interiore.

Pensiamo solo a come maltrattare il prossimo tutto il tempo, perché non abbiamo nulla da fare, così che anche dopo una giornata tremenda di lavoro, ci facciamo Km nel traffico per una sola ora di lezione con il nostro maestro.

Siamo tanto superficiali, per questo i nostri allenamenti sono mirati al confronto, ad un agonismo pulito, senza imbrogli, non finalizzati ai lividi ma a coltivare la nostra autostima e conoscere noi stessi.

Tutto insomma ci riporta lì, il nostro obiettivo è chiaro, così che al massimo della preparazione e consapevoli della nostra forza, invece di andare in giro a sfidare chiunque, insegniamo a chi vuole apprendere e comprendere, ai più deboli a difendersi.

Siamo come i medici che non salvano vite, i pompieri che amano il fuoco e i volontari che pensano solo a se stessi…

Probabilmente ci conoscete già, siamo il vostro amico, collega o vicino gentile e anche se pensate di saperle già queste cose, il pregiudizio è sempre stato latente, alimentato dai media o da persone con un altro genere di problema.

Si dice che quello che facciamo non necessariamente ci rappresenta, ma per noi è il contrario.

«Insomma scusateci, ma siamo praticanti di arti marziali»
Michele E.
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